quando a essere seriali sono le vittime

Storie di criminali seriali sono ben documentate, a criminali seriali le cronache dedicano ampio spazio ogni volta che possono. Non trova mai spazio invece la serialità delle vittime. Ci sono molti casi di donne che, vittime di violenza da parte del marito o del compagno, si trovano successivamente un nuovo marito o compagno altrettanto violento nei loro confronti.
Nella violenza in famiglia vittima e carnefice sono due poli della stessa relazione e, ad essere ammalata, è proprio la relazione. Non esiste vittima senza carnefice e non esiste carnefice senza vittima. Non si può pensare che la violenza delle donne sia unicamente responsabilità dell'uomo. Non è affatto così. Della relazione malata le donne vittime sono altrettanto responsabili quanto i loro uomini carnefici. è particolarmente illuminante a tal proposito il seguente caso
http://www.repubblica.it/cronaca/2018/02/06/news/pestata_dal_compagno_in_ospedale_lancia_un_appello_ho_il_terrore_che_ritorni_aiutatemi_ad_andare_via_-188157957/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P11-S1.6-T1 

Commenti

  1. Io quelle che non capisco sono le vittime seriali che, coi carnefici, fanno pure i figli. Tanto per metterci la ciliegina sulla torta.

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  2. Il mio intervento in realtà nasceva dalla mia esigenza di sottolineare come la faccenda dei femminicidi sia completamente mal posta. Intanto bisogna osservare che ci sono alcune relazioni malate caratterizzate dall'esercizio di angherie, prepotenze, sopraffazioni e vere e proprie violenze. Spesso, ma non sempre, l'uomo gioca il ruolo del sopraffattore e la donna quella della sopraffatta. A volte infatti i ruoli sono invertiti. In entrambi i casi si tratta di relazioni malate, in cui entrambi i poli della relazione sono malati. Se si vuole combattere il femminicidio non si può pensare di agire solo stigmatizzando o punendo il comportamento dell'uomo. Ci sono dei casi in cui la violenza è esercitata dalle donne che non trovano spazio né nei giornali né altrovi. Agli uomini vittime di violenze familiare non viene neanche riconosciuto il diritto di esistere. Inoltre il caso riportato evidenzia quanto sia sostanzialmente scorretto prendersela con l'uomo violento. Lasciato, presumibilmente con fatica, un uomo violento la vittima tra i tanti uomini che le sarà capitato di incontrare se ne è scelta uno ancora più violento. Negare che anche le donne vittime di violenza abbiano qualche rotella fuori posto a me sembra scorretto.

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    1. Nessuno nega che le donne vittime di violenza abbiano qualche problema. Anzi. Mi sembra che si parli parecchio del talento femminile nel cercar rogna coi rapporti di coppia.

      Quello di cui si parla meno e', concordo, l'uomo-vittima. Forse perche' gli uomini sono disinteressati ad approfondire. O forse perche' statisticamente, finiscono raramente all'ospedale.

      Non che l'occhio nero sia l'unica forma di violenza, ovviamente. Pero' sai, e' meno opinabile di altre manifestazioni.

      siccome alla fine chi resta coinvolto in storie cosi', per un motivo o per l'altro, io lo considero comunque "anormale", o te ne freghi e lasci che si trovino e si ammazzino fra di loro, oppure agisci da entrambi i lati. Curi i cervelli, dove puoi, e "tagli le mani". Dove puoi.

      La seconda delle due cose non si fa mai.

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    2. non è proprio come dici. se si fa notare che una donna sana ed equilibrata non si sceglie un uomo violento si viene subissati di rimproveri e si viene accusati di colpevolizzare la vittima. non voglio colpevolizzare nessuno è che, se si vuole porre fine ai femminicidi, occorre anche guardare, vedere, osservare che anche le donne vittima hanno problemi. gli uomini avranno problemi di narcisismo, immaturità e prepotenza, le donne vittima non ne hanno molti meno. è in atto una doppia negazione: si nega che esistano uomini oggetto di violenza e si nega che le vittime di violenza familiare non sono comunque persone equilibrate

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